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Storia

 

La chiesa sorge sul culmine della collina che fa da spartiacque tra le valli della Greve e della Pesa.

Fin dall'epoca romana lì si intersecavano la Strada Regia Romana, che da Firenze portava a Siena e quindi a Roma, e la via che dalla piana dell'Arno conduceva nel Chianti. L'antica Chiesa dedicata a San Cassiano di Imola dipendeva dalla vicina Pieve di Santa Cecilia a Decimo e risaliva al XII secolo; era in stile romanico, probabilmente ad unica navata.

La sua storia è legata a quella di San Casciano. Più questo cresceva più la chiesa aumentava di importanza giuridica. Nel 1487 fu elevata a Propositura e distaccata dalla Pieve di Decimo e in seguito, nel 1686, grazie ai fondi della famiglia Lucardesi, le fu conferito il titolo di Collegiata, l'unica con quella di Empoli a Sud della provincia di Firenze. Nonostante l’ accresciuta importanza sul finire del XVIII secolo la chiesa era in condizioni fatiscenti tanto che il capitolo dei Canonici decise di ricostruirla.

I lavori iniziarono nel 1793 e lo stile fu quello in voga al momento: lo stile Neoclassico.

Il progettista Lorenzo Pozzolini si era distinto soprattutto come costruttore di teatri quali quello di Anghiari e quello di Fucecchio. Lo spazio a disposizione era poco così si decise di abbattere l'oratorio della Santissima Annunziata che sorgeva alla sinistra e parte della canonica alla destra della chiesa. Il nuovo edificio avanzò anche nella piazza antistante.

A causa delle enormi spese non fu possibile realizzare il campanile che rimase quello della precedente costruzione, piccolo e sproporzionato. Il campanile nel 1895 fu gravemente danneggiato del terremoto e fino al 1997 è rimasto legato con longarine e catene per garantirne la staticità.

Nel 1997 è stato completamente restaurato, innalzato di ben 7 metri e reso consono allo stile neoclassico della Collegiata.

 

Descrizione

 

La facciata

La facciata è un rispettoso esempio dell'arte neoclassica; ha un notevole slancio, sottolineato da semplici lesene che portano lo sguardo verso il timpano sommitale. Dei cornicioni disegnano lo spazio scandito dalla finestra centrale e dai tre portali d'ingresso. Sul portale d’ingresso c’è lo stemma con le tre rose dei Lucardesi.

Nel 1966 nel corso di restauri all'edificio furono aperte le due finestre laterali.

 

L'interno

L'interno a cinque navate, in stile basilicale, è spazioso e luminoso. Le due navate più esterne in origine erano cappelle laterali. La trasformazione da tre a cinque navate avvenne nel 1966. I lavori di restauro furono iniziati per adeguare l'edificio alle norme liturgiche emanate in seguito al Concilio Vaticano II.

In quell'occasione dal presbiterio fu rimosso il grande altare settecentesco sostituito dall'attuale semplice mensa rivolta verso i fedeli e venne costruito il ciborio con i marmi del vecchio altare. Dalle cappelle laterali furono tolte le balaustre e gli altari e lo spazio accresciuto messo a disposizione dei fedeli tramite due navate. Il pavimento che era a losanghe bianche e nere venne ricoperto di marmo rosa inquadrato da cornici di marmo bianco.

Lo spazio interno è ampio e luminoso, caratteristica degli edifici neoclassici. Semplici pilastri sorreggono gli archi sormontati da una leggera trabeazione e dividono le navate laterali da quella ampia centrale. In alto, sulla prima campate, dove un cornicione sostituisce l’arco, sono collocate due statue neoclassiche in terracotta dipinte di bianco, rappresentanti la virtù della Fede, sulla destra e della Speranza, con il simbolo dell’ancora, sulla sinistra. Il soffitto della navata centrale, ricostruito dopo le distruzioni della seconda Guerra Mondiale, è a falsa volta in cannicciato, a sesto ribassato.

 

Cappelle della navata destra

• Prima Cappella

Nella prima cappella sulla destra dopo l'ingresso c'è il Fonte Battesimale. Nella lunetta in alto c'è un affresco della fine del XIV secolo che ornava il portale della antica chiesa. Il soggetto dipinto è la Madonna del Latte fra San Giovanni Battista e Santo Stefano .

• Seconda Cappella

È dedicata a San Carlo Borromeo. All'altare una tela raffigurante San Carlo  in ginocchio davanti al Crocifisso realizzata nel 1617 e proveniente dalla Chiesa di Sant'Andrea a Fabbrica.

• Terza Cappella

Ricca di stucchi policromi è dedicata a San Cassiano di Imola e in una teca sono raccolte le reliquie del Santo: una mandibola e un femore. Il reliquiario è a forma di ostensorio la cui base è stata ricavata da un candeliere d'argento del 1706; la teca risale invece al 1853  quando giunsero da Imola parte delle attuali reliquie del Santo, dono della città che conserva il corpo di San Cassiano.

• Quarta Cappella

Detta Cappella del Crocifisso ospita un Crocifisso  di legno policromo della scuola di Baccio da Montelupo, restaurato nel 1970. L'opera secondo la tradizione locale proviene dal Oratorio dei Santi Antonio e Giuliano di proprietà della Compagnia dei Battilani che aveva sede vicino alla Chiesa della Misericordia.

• Testa della Navata

Alla fine della navata sono collocate due opere; una Circoncisione di Gesù di Francesco Curradi del 1605 e sulla porta che immette sul campanile è posta una tela del '700 raffigurante la Carità, una figura femminile che si prende cura di alcuni bambini.

L’opera del Curradi è firmata e datata, 1605. I personaggi, dai bei volti e dalle vesti ampie e ben modellate, si dispongono in semicerchio intorno all’ara, creando uno spazio scenico di notevole effetto, bilanciato dal semicerchio in alto degli angeli che fanno piovere la luce su tutta la scena. Sull’ara, con tecnica monocromatica, c’è la scena del sacrificio di Isacco che richiama al sacrificio di Cristo. Fuori dai canoni la figura di Giuseppe, qui rappresentato come un giovane uomo accanto a Maria.

 

Cappelle della navata sinistra

· Prima Cappella

La prima cappella dopo l'ingresso contiene una Pietà dell'800 particolarmente venerata a livello locale.

· Seconda Cappella

Vi si trova una tela del secolo XVI rappresentante la Sacra Famiglia con S.Giovannino . L’opera secentesca, ancora non studiata, rivela una buona mano: le figure sono solenni, l’impostazione nello spazio è sicura, i volti, specialmente quello del vecchio Giuseppe, pieni di forza e di dignità.

· Terza Cappella

Detta la Cappella della Madonna. Al suo interno una tavola di Frà Paolino da Pistoia (secolo XV) rappresentante L'Annunciazione della Madonna. Fino al 1796 la tavola era posta all'altare maggiore dell' Oratorio della Annunziata, situato un tempo a fianco della Collegiata. Nel quadro è dipinto anche un panorama di Firenze visto da San Casciano, così come doveva apparire all'epoca.

La tavola è stata restaurata nel 2014 e ha riacquistato tutta la sua luce.

Fra Paolino, discepolo e successivamente erede della “Bottega di San Marco” del maestro Fra Bartolomeo, ha realizzato quest’opera nel clima della riforma savonaroliana, che aveva il suo centro propulsore nel convento di San Marco a Firenze. Secondo i dettami del Savonarola, già allora considerato un santo, l’arte doveva essere semplice e soprattutto doveva stimolare alla preghiera e alla meditazione. Ed ecco allora questa semplice Annunciazione: la Madonna riceve l’annuncio dell’angelo inginocchiata per terra, non ha un leggio davanti a sé, ma tiene un libriccino di preghiere direttamente nella sua mano sinistra. Il pur ricco ambiente architettonico non disturba la scena sacra. La dolcezza del volto della Vergine, la sua umile posizione, invitano alla preghiera e alla meditazione. La ricchezza della veste dell’angelo con le sue variopinte ali e la bella figura di Dio benedicente, sorretto da simpatici angioletti-bambini, richiamano alla mente il Paradiso: la lezione del Savonarola non poteva essere compresa e realizzata in modo migliore da un artista domenicano.

· Quarta Cappella

Detta Cappella Lucardesi. La cappella venne costruita nel 1612 dalla famiglia Lucardesi. Si caratterizza per il ricco  altare marmoreo, ora spostato sulla destra e per lo stile Neoclassico. Sull'altare si trova una raffigurazione della Madonna col Bambino, un affresco staccato del XV secolo attribuito ad un anonimo pittore seguace di Filippo Lippi donato alla chiesa da una famiglia locale. Negli anni ’70 questo affresco venne rinvenuto in una casa del Borgo Sarchiani durante normali lavori di restauro.

Sempre nella medesima cappella si trova un quadro intitolato Il Trionfo della Croce del 1612. Attribuito a Giovan Battista Montini è stato modificato nel 1796 per adattarlo all'altare. In alto, nel centro aveva un’apertura per contenere una preziosa reliquia della S. Croce. L’opera, restaurata nel 1996, ha riacquistato i bei colori originali e reso ben leggibile la tela. Due figure sono inginocchiate davanti alla reliquia, oggi sostituita da una piccola croce dorata: a destra l’imperatore Costantino e a sinistra sua madre, Sant’Elena. Un giovane paggio è alla destra dell’imperatore, mentre due figure femminili ammirano devote la scena nella parte sinistra. Gli illustri personaggi non vestono abiti antichi ma “moderni” cioè secenteschi e l’abbigliamento è veramente principesco; i volti non sono anonimi, ma veri e propri ritratti, riconoscibili dalla gente del tempo: si tratta del Granduca di Firenze Cosimo II e di sua madre Cristina di Lorena, essendo la figura femminile più anziana di quella maschile. E’ tradizione inoltre riconoscere Francesco Paolsanti Lucardesi nel giovane sulla destra e della madre e della moglie dello stesso nelle donne a sinistra.

· Testa della Navata

Vi si trova una tela raffigurante la Religione. È opera dello stesso artista della Carità che si trova sull'altro lato.

La porta sottostante dà accesso alla sacrestia.

 

Altare maggiore

Una delle più importanti opere custodite nella chiesa è qui. Si tratta del Crocifisso ligneo di Baccio da Montelupo. Il Crocifisso proviene da una villa privata della Romola e fu donato nel 1948.

Il Vasari ricorda come Baccio abbia intagliato bellissimi Crocifissi, e questo nostro, dal perfetto modellato, ne è un esempio. Il dolore e la sofferenza sono espressi con toni alti, ma pacati e misurati. Baccio da Montelupo, amico fin dalla giovinezza di Michelangelo, ha doto prova della sua arte e della sua sensibilità.

Nell'abside troneggia l'affresco raffigurante La Gloria di San Cassiano. L'opera è firmata e datata: Luigi Pistocchi di Faenza nel 1797.

 

Sacrestia

All'interno della sacrestia si trovano varie opere degne di nota.

La più importante è il crocifisso ligneo attribuito alla bottega del Verrocchio. Si trova qui dal 1948; in precedenza ornava l'altare maggiore ma fu spostato per far posto a quello di Baccio da Montelupo.

Il Cristo, dal caratteristico volto incorniciato dai capelli, richiama alla mente molte opere del Verrocchio. Il corpo ha un modellato potente: il petto è sollevato nell’ultimo tragico respiro, gli occhi sono semiaperti nell’agonia, la bocca è socchiusa; siamo di fronte ad un’opera altamente drammatica. Le braccia sono snodabili come quelle del grande crocifisso di Baccio da Montelupo sull’altare maggiore, per permettere il Venerdì Santo, secondo l’antica tradizione, la deposizione dalla croce del Cristo.

In sacrestia si trova anche un quadro intitolato Sant'Antonio Abate che fa visita a san Paolo Eremita.  

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